Sanzioni ai lavoratori inadempienti

E’ semplice dire: ”Al lavoratore inadempiente gli rifiliamo una multa o lo spediamo a casa per 3 mesi, così capisce l’errore che ha fatto”. Nel Decreto 81/08, comunque, anche i lavoratori sono obbligati a rispettare determinate regole e, se non le rispettano, è giusto che paghino.
Sicuramente il ragionamento fila.
Infatti, così come i controlli svolti in azienda portano, nella maggior parte dei casi, a scovare delle non conformità nel sistema sicurezza a carico dei datori di lavoro, anche un dipendente può (e deve) sanzionato in caso di inadempienza.
Qui però scatta il mio ragionamento; prima di tutto (parlo da RSPP) cerchiamo di inquadrare il contesto in cui il lavoratore opera e poniamoci la domanda: perché lo ha fatto? Le possibili risposte sono, a mio parere:
  1. Per noncuranza/scarsa percezione del pericolo
  2. Per fretta, temendo di non riuscire a svolgere nei tempi prefissati il proprio lavoro
  3. Per incapacità dovute ad ignoranze formative
  4. Per (diciamocelo) utilizzo di attrezzature ”scomode” o datate dal tempo e non perfettamente funzionanti dopo anni di attività continua e costante.
  5. Per falle nel sistema organizzativo
  6. Perché ha preso una decisione errata, (sotto)valutando in modo errato il pericolo.
Tralascio le azioni fatte per ”divertimento” (es. gare di corsa tra carrellisti, utilizzo improprio e goliardico delle attrezzature di lavoro…ecc).
Soffermandoci sui punti precedenti, prima di sanzionare un dipendente (vi riporto un es. pratico stabilito anche con altri datori di lavoro) è preferibile creare un sistema che procede a ”step” – nel senso che un errore è tollerabile, anzi va bene anche segnalarlo per cercare di migliorare un aspetto deficitario in futuro. In questo modo gli altri dipendenti che ”osservano” l’errore fatto dall’amico/collega sono incentivati a riportare in modo assolutamente costruttivo l’evento al preposto o al RLS (senza fare la spia chiaramente!!) per cercare di migliorare la situazione (potenzialmente un near miss o un incidente mancato).
Il dipendente in questione se la cava con una pacca sulla spalla e un plauso dei colleghi.
Discorso diverso se il comportamento è reiterato. Allora lì scatta anche una lettera di richiamo (errare è umano, perseverare è da c…oni diremmo noi!); la terza volta, perché no…una sospensione dal lavoro potrebbe essere un buon esempio – in un’ottica non di colpevolizzazione ma riflessione. Bisogna che capisca perché lo sto tenendo lontano dal posto di lavoro.
Ho assistito anche, come ultima analisi, alla sanzione vera e propria (magra sì rispetto a quelle per i datori di lavoro, ma pure sempre rapportata ad uno stipendio di un operaio medio in Italia – quindi abbastanza rognosa) e raramente al licenziamento; ma si è trattato sempre di casi molto rari e avvenuti in grosse e strutturate aziende in cui viene applicato il #safetyfirst.
Dopo il provvedimento (disciplinare o sanzionatorio) ho sempre proceduto con un aggiornamento della formazione in loco, mettendo in risalto i comportamenti umani (fattori) che prevalgono sulle scelte sbagliate di una scellerata azione lavorativa; in questo modo viene adottata una sensibilizzazione dei lavoratori atta ad unire il gruppo, sottolineando l’importanza delle delusioni e, soprattutto, quella dei successi ottenuti in squadra.

Ing. Danilo Gagliardi