Sicurezza e fuochi d’artificio

Anche in questo inizio anno si sono verificati (purtroppo) ulteriori infortuni (alcuni gravi, altri meno) relativi all’uso dei petardi/botti di capodanno.

Personalmente non ne ho mai usato uno perché li reputo altamente pericolosi ma, in questo articolo, ho deciso di approfondire l’argomento e cercare di capire il funzionamento dei petardi perché, in effetti, essi vengono classificati come sostanze chimiche (esplosivi). E, come tali, sono accuratamente studiati e progettati e soggetti a forti limitazioni da parte della normativa italiana: ma allora perché, ancora oggi, nel 2019, i numeri degli infortuni sono impietosi?

Ne riporto alcuni:

2019: totale feriti 216, 13 gravi

2018: totale feriti 212, 36 gravi

2017: totale feriti 144, 44 gravi

2016: totale feriti 190, 16 gravi

2015: totale feriti 253, 28 gravi

2014: totale feriti 361, 16 gravi

Come si può vedere dall’andamento complessivo annuale, dal 2014 al 2019 sicuramente c’è stato un netto miglioramento delle condizioni di sicurezza nelle piazze e nelle strade in merito ai festeggiamenti, frutto delle forti campagne di sensibilizzazione e dei divieti che ogni anno si sono fatti strada in televisione e grazie ai media.

Soffermo l’attenzione sui ”petardi” (fonte Wiki): sono costituiti da un tubo di cartone chiuso da un’estremità da un blocco spesso costituito da gesso; lo strato interno è costituito da una certa quantità di polvere flash estremamente sensibile alla fiamma; la parte superiore è ricoperta da un piccolo strato di polvere da sparo nera che funge da ritardo, ricoperta a sua volta da una testina infiammabile e sensibile allo sfregamento che ne permette l’accensione.

La polvere flash, poco conosciuta ai più a differenza della sua cugina ”da sparo”, è una miscela di polveri la cui combustione è molto veloce tanto da arrivare facilmente a deflagrazione (cioè avviene al di sotto della velocità del suono, e non al di sopra come nella detonazione). La composizione tipica della polvere flash nei petardi è a base di clorato di potassio e polvere di alluminio, nella quale si aggiungono piccole quantità di un inerte che serve a depotenziarla, riducendone la pressione di scoppio ed è la causa del fumo bianco e del caratteristico odore che rilascia nell’aria.

Praticamente quando utilizziamo i petardi, abbiamo in mano una bomba! La velocità di deflagrazione all’aria aperta di un petardo è inferiore ai 1000 m/s, mentre contenuto all’interno di un recipiente, a seconda del grado di costipazione, può superare i 1000 m/s (un caso ad Acerra è costato un bel po’ di danni ad un ragazzo: https://napoli.fanpage.it/lidiozia-di-fine-anno-con-una-busta-di-petardi-ferisce-3-persone-e-danneggia-auto-e-palazzo/).

I rischi associati all’utilizzo dei petardi, indicati chiaramente anche nelle schede tecniche del prodotto sono:

  • In caso di cattivo utilizzo, oppure di utilizzo di prodotti artigianali illegali mal costruiti, lesioni alle mani, con possibile ustioni o danneggiamento di tessuti, tendini, nervi e ossa; nei casi più gravi può essere necessaria l’amputazione della mano
  • traumi agli occhi
  • perdita irreversibile dell’udito (parziale o totale)
  • acufene (disturbo uditivo)
  • patologie di tipo respiratorio quali asma, dovute all’inalazione di polveri sottili di vario genere emesse durante l’esplosione
  • rischi per animali domestici e selvatici impauriti dal rumore

Nonostante tutto, in Italia, nel 2019 continuano ad esserci casi di gravi infortuni dovuti all’utilizzo di questi prodotti  legati alla tradizione! Se da un lato, le aziende di produzione di botti e fuochi d’artificio devono adempiere a pesanti prescrizioni in materia di salute e sicurezza sul lavoro e degli acquirenti futuri, dall’altro bisogna sempre pensare che molte persone non hanno una corretta percezione del pericolo associato ad un’attività (che sia di svago o lavorativa) ed è per questo motivo che si verificano al giorno d’oggi, incidenti così assurdi.

Il trend è in diminuzione…ma l’anno prossimo?

Buon 2019!

Ing. Danilo Gagliardi